Chiesa cattedrale di San Cassiano
Imola
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Secondo la tradizione san Cassiano, patrono della città e diocesi di Imola, era un insegnante di ars notaria (disciplina simile alla stenografia), martirizzato ad Imola presumibilmente durante le persecuzioni anticristiane volute dall’imperatore Diocleziano agli inizi del IV secolo. La forma di martirio tramandata è singolare: il martire sarebbe perito sotto i colpi di stilo inflittigli dai suoi allievi, istigati dal carnefice. Ricerche condotte nel corso del 2003, in occasione del XVII centenario del suo martirio, hanno confermato l’attendibilità storica di vita, martirio e morte di san Cassiano, basandosi su esami antropologici, archeologici e letterari, compiuti da docenti universitari specialisti delle discipline interessate.
Dall’analisi archeologica svolta nella campagna di scavo del 1978 nell’area di Villa Clelia si è rinvenuta una tegola con bollo quasi integralmente conservato con l’iscrizione che recita: [—s]ci martyris Cassian(i) (S(an)c(t)i Martyris Cassiani) di cm 58 × 48 × 3. Un apporto alla datazione del reperto viene dall’analisi paleografica del bollo, collocabile tra il IV e il V secolo. Il nome del santo impresso al genitivo sull’argilla della tegola testimonia l’esistenza di una fornace per laterizi, impiantata nelle vicinanze.
La prima cattedrale
La primitiva cattedrale di San Cassiano sorgeva fuori delle mura cittadine, nell’area attualmente denominata Villa Clelia, dove era sepolto il corpo del martire. Intorno ad essa si sviluppa nel corso dei secoli un nucleo abitato, dove risiedono il vescovo ed il capitolo della cattedrale, denominato Castrum Sancti Cassiani.
A seguito di alterne vicende il vescovo Enrico accetta di trasferire in città la sede episcopale e il 3 luglio 1187 riceve dai consoli di Imola il terreno detto del Montale. In esso viene costruita l’attuale cattedrale.
La seconda cattedrale
Il lungo conflitto che aveva opposto per quasi due secoli il vescovo imolese alle autorità comunali per la definizione delle competenze e dei rispettivi poteri, trovò il suo suggello finale il 3 luglio 1187, quando nel coro del monastero imolese di Santa Maria in Regola il vescovo Enrico ricevette dai consoli della città il terreno detto del Montale, in prossimità della strada di San Donato (corrispondente all’attuale via Garibaldi), delle fosse cittadine, del borgo di San Giacomo lungo la via Emilia e delle abitazioni dei sancassianesi emigrati in città negli anni precedenti, ubicate dietro l’attuale complesso del vescovado. Questo epilogo era stato preceduto da una serie di episodi anche cruenti, che avevano causato nel 1175 la distruzione del castrum episcopale ad opera degli imolesi, con il beneplacito di Cristiano di Magonza, legato dell’imperatore germanico. Da allora il vescovo si era rassegnato ad officiare in città, nella chiesa di San Lorenzo, pur rifiutandosi di fissare intra moenia la sua sede. I canonici del suo capitolo coabitarono invece con quelli dell’antica pieve urbana almeno sino al 1184.
Contemporaneamente procedeva la fabbrica della cattedrale. Nei primi anni del XIII secolo venne eretta la cripta e vi furono riposte le reliquie dei santi imolesi Cassiano, Pietro Crisologo, Proietto e Maurelio, ad opera del vescovo Alberto II Auxellettis.
Nel 1271 il vescovo Sinibaldo Miloti da Certaldo poté procedere alla consacrazione del nuovo tempio, che contribuì a sancire efficacemente la preminenza della cattedrale e del suo clero nel mondo ecclesiastico cittadino. Di poco posteriore, risalendo al 1278, è la notizia delle costituzioni capitolari date dal medesimo presule ai canonici di San Cassiano. Negli ultimi decenni del secolo e nei primi del successivo la chiesa venne ornata da una serie di pitture nella tribuna e nel portico, probabilmente opera di artisti locali. L’attaccamento degli imolesi al duomo si esprimeva con frequenti lasciti testamentari alla cattedrale e nelle oblazioni per sopperire alle necessità liturgiche e materiali o all’abbellimento del luogo sacro. Dal 1473 grazie all’intervento di Girolamo Riario (nipote di papa Sisto IV e marito di Caterina Sforza) nell’ambito del vasto progetto di riassetto urbanistico della città, riprese impulso la fabbrica del campanile, del nuovo coro, della sacrestia e della casa canonicale, anche attraverso la separazione del complesso della cattedrale dal conglomerato di edifici della famiglia Sassatelli, che giungevano senza soluzione di continuità sino a ridosso del duomo. La canonica della cattedrale fu, almeno dal XV secolo, ma probabilmente già in precedenza, centro propulsivo di una considerevole attività intellettuale che coinvolgeva tutta la città.
La terza cattedrale
Già dalla fine del secolo XVII si erano rese necessarie ripetute riparazioni del complesso della cattedrale, tanto che il capitolo ed il vescovo Marelli presero nel 1740 in considerazione l’ipotesi di una sua ristrutturazione radicale, poi accantonata per le resistenze dei canonici a rivoluzionarne l’impianto architettonico, sino al 1752, quando ascese alla cattedra di San Cassiano il vescovo Gian Carlo Bandi.
All’iniziativa di questo presule, durante i suoi trentadue anni di episcopato, si deve una delle più radicali trasformazioni architettoniche della chiesa di San Cassiano, tanto da potersi a giusta ragione parlare di una terza cattedrale, le cui strutture sono in massima parte quelle ancora oggi visibili. Progettista ed esecutore dell’opera di ristrutturazione fu l’architetto Cosimo Morelli, allora assai celebre in tutto lo stato pontificio, nato ad Imola, ma appartenente ad una famiglia di mastri costruttori di ascendenza ticinese, i cui membri formavano un’efficiente impresa familiare di costruzione, con muratori, capimastri e stuccatori. Il progetto venne realizzato in più fasi. Dal 1765 al 1769 vennero ricostruiti coro, presbiterio, cupola e cripta. Dopo una pausa di alcuni anni dovuta alla necessità di reperire ulteriori fondi, nel 1775 l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Angelo Braschi col nome di Pio VI fu preludio alla ripresa dei lavori; il nuovo pontefice era infatti zio del vescovo Bandi, cui venne concesso il galero cardinalizio, e la dimestichezza che il Morelli acquisì anche direttamente col papa facilitò l’acquisizione delle risorse economiche. Nel 1781 la cattedrale fu benedetta dal cardinale Bandi e l’anno successivo venne solennemente consacrata da Pio VI, in sosta ad Imola nel suo viaggio di ritorno da Vienna. Lo stile neoclassico con cui la cattedrale fu ristrutturata, pure imprimendo uno stile di luminosa eleganza ed armonia al complesso, ha portato alla cancellazione di numerose fonti epigrafiche, architettoniche e topografiche che i secoli avevano sedimentato all’interno del monumento, preziose anche per la ricostruzione della storia civile ed ecclesiale non solo imolese.
La basilica cattedrale
Dopo la sua rivoluzione del 1789 la politica di espansione della Francia l’aveva sospinta in una serie di vicende belliche che la portarono ad invadere l’Italia nel 1796, varcando il confine delle Alpi piemontesi sotto il comando del giovane generale Napoleone Bonaparte. Anche ad Imola, inserita nella neonata repubblica cisalpina, venne applicata la legislazione in materia religiosa importata dalla Francia. Le costituzioni capitolari approvate dal vescovo Mastai (poi papa Pio IX) nel 1836 esplicitavano anche i diritti dei canonici parroci sulle offerte dei fedeli in relazione alle messe e all’amministrazione dei sacramenti, precisando che ad essi spettava la metà delle offerte per messe, tridui e novendiali celebrati in cattedrale, come pure la metà dei cosiddetti diritti di stola bianca e stola nera, cioè le offerte ricevute in occasione di battesimi, matrimoni e funerali. Anche i confini parrocchiali tornarono in parte quelli antecedenti al periodo napoleonico, sebbene nei decenni successivi il sorgere o la acquisizione definitiva di autonomia da parte di altre parrocchie ha comportato alcune restrizioni al territorio soggetto alla diretta cura d’anime della cattedrale.
Divenuto papa Pio IX, il Mastai finanziò il rifacimento della facciata del duomo nel 1849 - 1850, su disegno dell’Antolini. Il successore del pontefice alla guida della diocesi fu Gaetano Baluffi di Ancona, che si insediò nella cattedra di San Cassiano nel 1846. A lui toccò in sorte l’episcopato che avrebbe attraversato gli anni tempestosi della terza guerra di indipendenza e dell’unificazione italiana sotto lo scettro di casa Savoia. Grazie ad un lascito del cardinale Baluffi fu possibile nel 1900 ornare la cattedrale del prezioso attuale pavimento di marmo.
Soprattutto negli ultimi decenni di questo secolo la dimensione parrocchiale della chiesa di San Cassiano ha acquistato ulteriore rilievo, pure mantenendo le peculiarità propria delle chiese cattedrali. Questa tendenza ha avuto conferma dal codice di diritto canonico del 1983, che ridetermina la struttura interna dei capitoli, superando le distinzioni tra dignità e canonicati semplici, prevedendo la figura di un canonico presidente del capitolo, eletto da quest’ultimo e confermato dal vescovo, a cui compete comunque la nomina di tutti i canonici.
Il 17 dicembre 1981 un breve di papa Giovanni Paolo II, che la visitò poi nel 1987, nel corso della sua venuta in Romagna, le ha attribuito il titolo di basilica minore, concesso solo a quelle chiese che siano riconosciute particolarmente illustri per antichità, importanza, ricchezza di tradizioni religiose, storiche ed artistiche. Degna silloge per la storia otto volte secolare di un tempio e di una istituzione che sono ad un tempo inestimabile scrigno di arte, storia e cultura e cuore pulsante della chiesa che è in Imola.