Il Santuario della Celletta di Argenta
Camminando lungo la Via Romea Germanica, antico itinerario che ripercorre le tappe del viaggio intrapreso nel XII secolo dal Monaco Alberto di Stade verso Roma, all’altezza della cittadina di Argenta, si scorge da lontano un edificio di culto maestoso ed imponente: è il Santuario della Celletta! Come non notarlo dalla sommità dell’antico argine dell’ormai estinto Po di Primaro su cui è insita la Via Romeo Germanica.
Il Po di Primaro era una via di comunicazione fluviale molto importante, il corso del fiume era usato per la navigazione; era affiancato da una strada parafluviale costruita sulla sommità dell’argine sinistro che segue il percorso tortuoso del paleoalveo del fiume stesso, su cui è insita la Via Romea Germanica, che rappresentava una delle “Peregrinationes Majores” per i pellegrini non solo medievali, ma per i pellegrini di ogni epoca.
Il Primaro rimase navigabile durante tutto il Medioevo ed il Rinascimento. Scendendo dall’argine, si raggiunge in poco tempo il Santuario, la curiosità fa muovere i passi più velocemente nell’attesa dell’incontro.
Il Santuario che oggi è possibile ammirare venne innalzato a partire dai primi anni del '600 per fare fronte al crescente numero di fedeli che cominciarono ad affluire in questo luogo dove vi era una piccola cappella in seguito all'apparizione della Madonna. L’edificio di culto è di pianta ellittica, al centro dell'abside si trova l'altare maggiore in marmo, cui lavorò l'Aleotti nel 1627 e che racchiude la Sacra immagine della Beata Vergine della Celletta con il Bambino, opera del pittore Benvenuto Tisi detto il Garofalo (1481-1559).
Le origini di questo luogo di culto raccontano una storia legata al culto della Beata Vergine della Celletta, che fa del Santuario una delle mete di preghiera privilegiate dagli argentani, culto maturato attraverso le azioni di devozione più volte manifestate dalla comunità locale, sin dalla fondazione della piccola cappella nel luogo dove avvenne un miracolo nel 1490 , all’apparizione della vergine del 1606, dal tributo degli argentani scampati al terremoto il 19 marzo 1624, all’annuale ricorrenza del 7 ottobre della Festa della Celletta che evoca il trasporto al tempio della venerata sacra immagine nel 1624. Tale devozione non è solo locale, ma testimonianze raccontano che fin dalla storia più antica, questo sito è meta di pellegrinaggi religiosi di più ampio respiro.
Il canonico argentano Don Francesco Leopoldo Bertoldi, storico locale, ci fa sapere che Giampaolo dei Fanti nel 1490 di ritorno a casa assieme a sua moglie precipitò col cavallo nel Po di Primaro durante una tempesta. Vedendosi in pericolo di morte invocarono la protezione della Vergine promettendo di edificare una cappella in suo onore se si fossero salvati. Salvati ambedue adempirono il voto fatto e la piccola cappella votiva fu costruita nel luogo dove caddero e fu denominata dal popolo "celletta". In essa si fece dipingere sul muro una Immagine di Maria seduta col suo Fanciullino nudo. L’Opera “Vergine col Bambino”, datata 1513, risale al periodo tardo giovanile del pittore Benvenuto Tisi detto il Garofalo. Questo dipinto ebbe fama di essere miracoloso: il Bertoldi, storico locale, narra di un tale Giacomo Vaccari che divenne cieco dopo aver trafitto per dispetto, col coltello, gli occhi della Madonna deturpandone il volto.
Nel 1580 i Pubblici Rappresentanti di Argenta fecero ampliare la chiesetta a spese pubbliche causa la grande affluenza di fedeli e fu commissionato al pittore Francesco Balestri, argentano, il restauro dell'immagine. Nel 1605 un altro pittore argentano, Nicolò Balestri adornò il quadro con due angeli alati in atto di sorreggere sul capo della Vergine una corona regale.Una prodigiosa apparizione avvenuta il 5 giugno 1606 alla contadina Sigismonda Costi, sposa di Lorenzo Valdegrani, aprì un immenso e continuo pellegrinaggio di fedeli attratti anche dalla promessa che la Vergine fece alla donna: "Tu dirai e farai dire ovunque che chi digiunerà tre sabati e domanderà grazie, le otterrà se ne sarà degno". Il racconto di questa visione e la promessa di grazie, condusse al santuario un cospicuo numero di fedeli infiammati nello spirito con religioso entusiasmo dalle Romagne, dal bolognese, e dal ferrarese, portando doni ed omaggi. Dal ‘500 si moltiplicarono i pellegrinaggi di confraternite religiose ferraresi, in viaggio verso Roma, Loreto, Assisi; attestate le numerose mete locali, tra cui la Celletta di Argenta in cui si contano ben 29 confraternite in pellegrinaggio qui.
La fama del Santuario cresceva e il 21 novembre 1606 giunse pellegrino alla Celletta il Cardinale Aldobrandini. Nel settembre del 1619 si contavano 150.000 ex-voto in oro e argento, oblazioni dei devoti.
I Rappresentanti Pubblici decisero di innalzare in onore della Vergine un Tempio più degno con le offerte del popolo argentano e dei numerosi pellegrini che giungevano da ogni parte, a 170 m. di distanza dalla precedente chiesetta. Fu affidato l'incarico all'architetto Marco Nicolò Balestri che ne fece il progetto. Il 5 febbraio del 1607 si iniziarono i lavori che proseguirono di buona lena, ma quando, dopo 2 anni, morì il Balestri purtroppo si fermarono fino al 1610. Successe all'incarico l'architetto Gianbattista Aleotti, argentano, che terminò i lavori nel maggio 1636.
Il 19 marzo 1624 un violento terremoto distrusse Argenta, il giorno di San Giuseppe. La sua furia sembrò arrestarsi davanti alla piccola chiesetta antica dove i fedeli si erano raccolti per pregare. Nonostante la città sia stata distrutta le vittime furono pochissime. La devozione dei fedeli crebbe in particolare dopo il terremoto. Per questo gli abitanti con le pubbliche autorità, civili e religiose, si recarono in processione alla Celletta ringraziando la Vergine e San Giuseppe di averli salvati e facendo voto di andarvi ogni anno nel medesimo giorno così come attesta la lapide marmorea conservata tuttora all'ingresso del Santuario sulla parete sinistra datata 12 maggio 1669. Il 19 marzo di ogni anno la chiesa è tutt’ora meta di pellegrinaggi per aderire al voto fatto dai cittadini in quella ricorrenza.
Il nuovo Tempio venne consacrato il 7 Maggio. Fu richiamato l’Architetto Aleotti, affinché progettasse le macchine opportune a trasferire l’immagine con tutto il muro sul nuovo altare consacrato. Il 7 ottobre la Sacra Immagine fu trasportata con la parete dall'antica celletta al nuovo Santuario ed ogni anno, in quella data, ricorre la Festa della Celletta che evoca la traslazione della Sacra immagine e come ringraziamento della popolazione scampata al terremoto del 1624.
Nel 1761 all’epoca in cui scriveva il Bertoldi, era archiviato un elenco dei beni e possedimenti del Santuario, frutto di donazioni di fedeli e pellegrini: un poderetto di 2 ettari con annessa casa,2 lampade d’argento di 12 libbre, tre cartegloria con cornici d’argento finemente lavorate, un lascito di 500 scudi, una lampada d’argento, una pineta di broccato d’oro, due ostensori d’argentouna croce smaltata di bianco ricca di 11 diamanti e 56 rubini, 2 corone d’argento, un calice d’argento con la patena(…); purtroppo i secoli e le dominazioni straniere hanno disperso questo immenso tesoro.
L’Arch. Vito Camerini avanza l’ipotesi che l’Aleotti, in questo lavoro, non si sia limitato a seguire i disegni del primo progettista Marco Nicolò Balestri, ma abbia dato una impronta personale al monumento. Infatti, la forma ellittica planimetrica era simile alla chiesa di Santa Maria del Quartiere a Parma del 1604, che l’Aleotti aveva realizzato quando si trovava al servizio dei Bentivoglio, applicando concetti compositivi e grafici desunti dal Serio. Esso, ricorda, nella pianta, anche la chiesa di San Carlo a Ferrara in Corso Giovecca progettata dall’Aleotti nel 1607 ed inaugurata del 1613.
Durante il secondo conflitto mondiale la chiesa subì numerosi danni a seguito dei quali perse completamente il campanile e la casa del rettore. La Celletta è stata restaurata nel 1954, tranne il campanile e la casa del Rettore.
La storia di questo edificio di culto, costellata di miracoli, apparizioni e avvenimenti, muove i primi passi dalla fine del 14° secolo, in un lungo percorso attraverso lo spazio ed il tempo che dalle sue origini trae vitalità grazie ai racconti di storie di pellegrini e pellegrinaggi, di fede e devozione che giunge fino al presente riscuotendo tutt’ora una vivissima devozione e affetto non solo negli argentani.
Come si visita: Via Celletta – Argenta
A Piedi: Si arriva dalla Via Romeo Germanica, si scende dall’argine del Primaro in prossimità del Santuario;
In auto: A 2 km. dal centro, sulla Statale 16 in direzione Ravenna
Si ringrazia per l'approfondimento Monica Paluan, Iat Argenta.