ex Monastero di San Colombano
Bobbio
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Il Museo dell’Abbazia, allestito nelle sale che anticamente ospitavano il famoso scriptorium e la prestigiosa biblioteca, raccoglie reperti ritrovati durante scavi nelle zone circostanti e nella cripta della Basilica di San Colombano, mentre altri provengono dalla Cattedrale di Bobbio. L’attuale allestimento del museo risale al 1997 e adotta una scansione storica, per cui dai reperti di epoca romana si procede verso l’Alto Medioevo e il Rinascimento, attraverso sei sezioni.
Tra i reperti di epoca romana (sepolcri, anfore, altare di Diana) si segnalano due pezzi pregevoli: la teca d’avorio (III -IV secolo) di manifattura siriaco-palestinese, nella cui decorazione è rappresentato Orfeo intento a suonare la lira attorniato da un moltitudine di animali e la grande idria di alabastro (III-IV secolo), donata al monastero probabilmente dal Papa Onorio I. La sezione museale più consistente è rappresentata dal lapidario: capitelli, colonnine, plutei appartenenti all’antica Basilica di San Colombano del IX secolo e magnifiche pietre del periodo longobardo-carolingio, lavorate con motivi floreali o geometrici e originariamente ornate con colorate paste vitree. Tra queste, il pezzo più noto è la lapide sepolcrale di Cumiano, donata all’abate di Bobbio dal re longobardo Liutprando: magnifico esempio di arte longobarda (fronte) e carolingia (retro), nonché emblema del fenomeno del “riuso”, tipicamente Medievale.
Ampio spazio è inoltre dedicato agli oggetti devozionali, come le eulogie (VI-IX secolo) e le ampolle palestinesi (VI secolo) con le quali i pellegrini portavano dalla Terrasanta in Occidente l’olio del Santo Sepolcro. Un’intera sezione del museo è occupata da reliquari e suppellettili, tra questi alcuni oggetti ritenuti dalla tradizione appartenenti a San Colombano. Nella pinacoteca, tra i pezzi più importanti sicuramente vi è il grande polittico di Bernardino Luini del 1522.
Il 23 novembre 2015, in occasione dei festeggiamenti del Patrono di Bobbio, è stato inaugurato il museo Collezione Mazzolini.
Lo spazio espositivo ha sede nei monumentali ambienti del monastero di san Colombano e costituisce un ulteriore tassello del percorso museale presente all’interno dell’antica Abbazia.
L’esposizione, che comprende principalmente opere di artisti italiani realizzate tra gli anni ’30 e gli anni ’60, è preceduta da tre sale, in cui i visitatori potranno trovare la storia dei collezionisti e le loro passioni. Il museo è infatti dedicato a Domenica Rosa Mazzolini: appassionata collezionista, nata a Brugnello (un piccolo borgo situato a pochi chilometri da Bobbio), che nel 2005 ha donato un cospicuo numero di opere d’arte moderna e contemporanea alla diocesi di Piacenza-Bobbio, manifestando il desiderio di renderle fruibili. La collezione è frutto dell’unione di due raccolte: quella personale di Rosa Mazzolini e l’ingente collezione che ella ereditò nel 1994 dai fratelli Simonetti, medici milanesi presso il cui studio Rosa aveva prestato servizio in qualità di assistente.
La collezione comprende lavori di artisti autorevoli come Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Giò Pomodoro, Mario Sironi, solo per citarne alcuni.
La storia della raccolta e la sua eterogeneità prendono le mosse dall’ amore per l’arte dei fratelli Simonetti. Le prime acquisizioni collezionistiche dei due medici, dovute per lo più a donazioni di pazienti, riguardarono in particolare dipinti dei primi decenni del Novecento, legati alla tradizione ottocentesca e all’attività di Filippo De Pisis negli anni Trenta; in seguito la quadreria si arricchì di opere dovute a Fiorenzo Tomea e a Giorgio de Chirico.
La conoscenza di Rosa Mazzolini, appassionata collezionista che nel 1950 divenne assistente nello studio medico, suggellò l’incontro con l’arte del tempo e incoraggiò i Simonetti alla frequentazione di gallerie e alla scelta di opere coeve. Prese forma così una raccolta qualificata dalla considerevole varietà dei pezzi, appartenenti a numerose e differenti correnti stilistiche.
Molti artisti peraltro richiedevano cure mediche e in cambio offrivano al dottor Simonetti un lavoro personale; tra coloro che era possibile incontrare nello studio si annoverano Ottone Rosai, Mario Sironi, Fiorenzo Tomea, i fratelli Pomodoro, Antonio Recalcati. Massimo Campigli per gratitudine verso le cure avute dal dottor Simonetti gli consegnò un dipinto che volle intitolare Simonetta in suo onore.
A Giorgio De Chirico, di cui sono presenti ben otto opere nella collezione, il dottore commissionò Esculapio proctologo, dipinto dedicato al dio della medicina, presentato nel 1956 durante un convegno a Detroit. All’artista il medico richiese anche Ippocrate rifiuta i doni, al fine di sottolineare l’etica del medico disinteressato; sollecitò inoltre la consegna del dipinto Piazza d’Italia che oggi possiamo ammirare.