Oratorio di S. Michele in Beleo
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Non si conosce l'anno esatto di fondazione dell'oratorio, esso appare citato a partire dal 980 in un diploma imperiale in cui Ottone II conferma i beni della chiesa di Reggio Emilia.
L'attuale costruzione, invece, pare sia stata eretta nel secolo XI sotto l'autorità di Matilde di Canossa.
Nel 1070 la cappella figura tra i beni appartenenti a Bonifacio di Canossa.
Nel 1302 la chiesa, citata come parrocchia, è sottoposta alla Pieve di Campigliola.
Nel 1575 la chiesa viene declassata al grado di cappella e aggregata alla vicina parrocchia di Gombio.
Da allora inizia il suo lento degrado che culmina nel 1751 con il parziale crollo del tetto, si prolungano nel tempo alcuni restauri che non verranno terminati
Nel 1944 un'incursione aerea causa notevoli danni che rendono necessari interventi di restauro e ripristino, poco dopo realizzati.
Dopo la seconda metà del XX secolo l'oratorio viene completamente restaurato grazie all'intervento dell'Associazione Nazionale Alpini, sezione di Reggio Emilia, che ottiene dal vescovo il permesso di farne la loro "chiesetta alpina".
La costruzione, realizzata in pietra squadrata, presenta pianta ad aula orientata liturgicamente.
La facciata è a capanna con monofora superiore e portale archivoltato a lunetta recante incisa l'epigrafe dettata da Don Francesco Milani: "CEU PMONICA ULTRO EX OSSIBUS ET MEDULLIS RENATUM BENIAMIN REGIEN EPUS FAUSTA RECONCILLATIONE LUSTRVIT - VII KAL. JUN. A. SAL. MCMLII".
La copertura è in coppi posizionati su due falde.
A filo della facciata, dalla parte destra, si innalza il campanile a vela costituito da due pilastri collegati da un arco.
Sul fianco meridionale si apre una bifora finemente ornata di una e sormontata da una serie di rombi. Un concio reca scolpita la data "MCCCCIII xxxx".
Sull'abside, l'unica parte ancora originale della costruzione, di fine eleganza, si aprono tre monofore.
Sotto la cornice che segna la linea di gronda è disposta una serie di conci a dente di sega formante una fascia sovrapposta alla teoria degli archetti monolitici nascenti dalle due lesene laterali.
I piccoli capitelli di imposta sono scolpiti a raffigurazioni antropomorfe e geometriche diverse.
L'interno, pavimentato a lastroni di arenaria, conserva una ricostruzione ideale dell'antico altare, opera dello scultore Lanfranco Scorticati.